sabato 5 ottobre 2013

LA CASSAZIONE SULL'ADDESTRAMENTO COI COLLARI ELETTRICI: CONFIGURA IL REATO DI MALTRATTAMENTO DI ANIMALI

Con la sentenza n. 38034/13 depositata il 17 settembre, la Corte di Cassazione, sezione III Penale ha confermato l'indirizzo della giurisprudenza precedente rigettando il ricorso presentato da un soggetto il cui cane era stato trovato a vagare incustodito sulla pubblica via. Al momento del ritrovamento l'animale indossava un collare elettrico ed il soggetto era stato condannato per maltrattamento di animale.

Infatti il collare elettrico si basa sulla produzione di scosse o altri impulsi elettrici che, tramite un comando a distanza, si trasmettono all'animale provocando reazioni varie "difficilmente valutabili sul comportamento dell’animale, talvolta reversibili, altre volte permanenti, ma comunque considerabili maltrattamento".

Già il Tribunale di Rovereto in prima istanza aveva punito il soggetto per il reato contravvenzionale previsto dall'art. 727 comma 2 c.p. perché utilizzava il collare elettrico per reprimere i comportamenti "sbagliati" dell'animale. Tale giudizio si era basato sia sulla relazione del veterinario che aveva visitato l'animale che anche sulla specifica ordinanza del Ministero della Salute (ordinanza del 05 luglio 2005 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 09 luglio 2005).


La Suprema Corte, ha dato quindi continuità al precedente orientamento (
Sez. 3, Sentenza n. 15061 del 24/01/2007), ritenendo che il collare elettrico sia incompatibile con la natura del cane. 
In sostanza si tratta di un addestramento basato esclusivamente sul dolore e che incide sull’integrità psico-fisica dell'animale poiché produce la somministrazione di scariche elettriche, volte a condizionarne i riflessi ed indurlo tramite gli stimoli dolorosi ai comportamenti desiderati. Tale pratica produce numerosi effetti collaterali tra i quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività dell'animale ed è, pertanto, da censurare.

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